Orto Botanico di Siena: centro di biodiversità per la comunità

Anche quest’anno, il SIMUS è stato presente con il Museo Botanico e il Museo di Strumentaria medica al XXX congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici – ANMS, che dal 5 all’8 ottobre ha approfondito il seguente tema: “Responsabilità museale e altre storie: il ruolo dei musei scientifici nella costruzione di comunità sostenibili”. Il congresso è stato splendidamente organizzato dai colleghi del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi di Perugia, che ancora una volta hanno offerto una piacevole e attenta ospitalità.

Il Museo Botanico di Siena ha partecipato con un intervento di Ilaria Bonini e Paolo Castagnini, rispettivamente direttrice e curatore, del quale si riporta una breve sintesi.

L’Orto Botanico dell’Università di Siena è un centro di conservazione della diversità vegetale legato alla ricerca universitaria e alla trasmissione al pubblico e alle scuole della cultura botanica. È presente all’interno delle mura medievali della città dalle sue più antiche origini. In passato era parte dell’Ospedale Santa Maria della Scala, dove il piccolo Giardino dei Semplici veniva utilizzato per la coltivazione delle piante medicinali ad uso didattico e pratico. Esse erano le basi per la preparazione dei medicinali. Alla metà degli anni Ottanta del XVII secolo Pirro Maria Gabbrielli, professore di “Ostensio Simplicium”, insegnava il riconoscimento vegetale, usando piante vive o essiccate, raccolte nel giardino.

Successivamente nel 1784 venne istituito il Regio Orto Botanico “[…] per la conoscenza della botanica alla gioventù”. Alcuni decenni dopo il granduca di Toscana si espresse per il trasferimento e poi l’ampliamento del giardino nel 1856 nella valle tra Porta Tufi e Porta San Marco.

Oggi l’Orto Botanico custodisce piante indigene, esotiche e anche la storia delle risorse agricole della valle senese. Vi sono ancora coltivate le viti di cultivar toscani (Ciliegiolo, Malvasia del Chianti, Trebbiano toscano, ecc.) “maritate” con il testucchio (Acer campestre), il sostegno vivente utilizzato in passato, diverso dai moderni pali in cemento; i tradizionali cultivar di olivo, di alberi da frutto e varie specie orticole toscane, provenienti dalla Banca del Germoplasma della Regione Toscana (https://www.regione.toscana.it/-/banche-del-germoplasma-regionali-e-nazionali). Infatti dal 2019 l’Orto Botanico è stato inserito tra i Centri di conservazione ex-situ delle risorse genetiche agricole locali, che fanno parte della Rete Regionale di conservazione e sicurezza delle razze e varietà locali toscane (DM n. 10400 del 24/10/2018).

La storia del museo/giardino lo lega alle attività di diffusione della cultura scientifica, incentrate negli ultimi anni sulla conoscenza e conservazione della diversità vegetale esotica e locale.

I progetti si rivolgono alla comunità cittadina e al mondo scolastico, stimolando la conoscenza delle piante indigene e degli impollinatori: Cross:PolliNation è un esempio di progetto di Citizen Science in collaborazione con gli Orti botanici toscani e il Museo di Storia Naturale della Maremma, che stimola l’osservazione e il riconoscimento di insetti impollinatori e fiori spontanei della flora toscana.

L’orto botanico è anche un luogo dove, grazie alla partecipazione al progetto Musei Toscani per l’Alzheimer si promuovono incontri per persone con demenza e con Alzheimer, in collaborazione con RSA territoriali.

La missione dell’Orto Botanico si sviluppa e si mantiene nel tempo, sia come centro di conoscenza, di trasmissione di sapere sia come luogo di socializzazione per la comunità cittadina, per gli studenti, ma anche per i turisti.

 

Ilaria Bonini e Paolo Castagnini, Museo Botanico