Arturo Nannizzi, il signore delle erbe

Lo scorso 12 ottobre l’Accademia dei Fisiocritici e l’Università di Siena hanno ricordato Arturo Nannizzi, a 60 anni dalla sua scomparsa, con una iniziativa che ha visto anche la presentazione del volume di Marcella Cintorino, pronipote del grande botanico, e Paolo Leoncini La bellezza della scienza. Arturo Nannizzi, il signore delle erbe, realizzato in coedizione tra Accademia dei Fisiocritici e Betti editrice.

La lettura della figura e dell’opera di Arturo Nannizzi che gli autori ne danno è in parte privata e in parte riguarda invece la sua attività pubblica.

Dotato solo di licenza elementare ma di una smisurata passione per le piante, Nannizzi dedicò la sua vita all’Orto Botanico di Siena dove condusse ricerche originali, alcune ritenute ancor oggi fondamentali. Tra queste spicca lo studio che portò avanti negli anni Trenta sull’Atropa belladonna e la possibilità di utilizzarne il principio attivo nella cura del parkinsonismo encefalico. Su invito della regina Elena, sensibile al problema e molto colpita dalle sue ricerche, nel 1936 Nannizzi partecipò a una delegazione ufficiale in Bulgaria per studiare la coltivazione della pianta e i metodi di preparazione del farmaco che era alla base della cosiddetta “cura bulgara”. I risultati, pubblicati in un’apprezzata monografia, aprirono anche in Italia gli studi sull’impiego della belladonna. Nel 1937 Nannizzi venne incaricato dalla Direzione generale della Sanità di una missione in Germania in occasione dell’inaugurazione a Kassel di una clinica per pazienti postencefalici. Questo aspetto dell’opera di Nannizzi è stato ricordato da Paolo Mazzarello, docente ordinario di Storia della Medicina all’Università di Pavia e autore del volume L’erba della Regina. Storia di un decotto miracoloso (2013), invitato a presentare il volume su Arturo Nannizzi.

Il libro espone però anche aspetti più privati di questo importante botanico, che fu autore di poesie e di disegni, oltre che un assiduo divulgatore scientifico.

Di Nannizzi va ricordata infine la sua intensa attività nell’ambito dell’Accademia dei Fisiocritici, dove fece rinascere la sezione agraria della quale fu vice presidente e poi presidente, dotandola anche di un periodico annuale.