La metatorbernite, un minerale radioattivo

Aggregato di cristalli lamellari verdi di metatorbernite

 

Il patrimonio museale del Museo di Scienze della Terra (MST) consta di numerosi campioni di rocce e minerali che, negli anni, sono stati acquistati, campionati direttamente durante le campagne di ricerca, e scambiati con altre realtà museali.

A partire dalla fine del 2019, si è iniziato a inventariare, catalogare, pulire e ordinare tutte i reperti conservati nelle nostre strutture. Decine di questi erano già catalogati ed esposti in vetrine, così da essere fruibili ai visitatori. Altri erano inscatolati e classificati in modo da poter essere utilizzati durante le varie attività divulgative che il MST intraprende ogni anno, finalizzate alle scuole e ai cittadini tutti: ad esempio durante il progetto ESCAC o la Festa dei Musei Scientifici. La maggior parte del nostro patrimonio, però, doveva, e ancora deve, essere inventariato. Per fare ciò, il personale che afferisce al Museo, ha intrapreso un enorme lavoro di riordino. È stata riordinata la stanza adibita a Direzione; è stato riordinato, ma non ancora catalogato nel senso stretto del termine tutto il materiale presente nei magazzini. Durante queste operazioni sono stati rinvenuti spettacolari, e decimetrici, campioni di quarzo ametista provenienti dal Brasile, di quarzo genere cristallo di rocca, di zolfo proveniente dalle miniere siciliane, di biotiti, calciti, gessi e altri solfati; nonché una grande varietà di solfuri provenienti dalle miniere toscane. Sono stati anche rinvenuti minerali non “spettacolari” da un punto di vista strettamente estetico, ma preziosi per la loro peculiarità, come solfuri e seleniuri di Piombo e Bismuto provenienti dalla Romania. Fra tutti questi minerali sono stati anche rinvenuti due campioni, conservati all’interno di un piccolo cilindro in acciaio che portava la dicitura “radioattivi”. Ci siamo quindi dotati di un contatore Geiger e abbiamo verificato che, a una distanza inferiore a qualche decimetro dal campione, la radioattività rilevata era nettamente maggiore di quella del fondo naturale. Nel nostro caso, le misure sul fondo naturale erano di 16 µRoentgen/ora, mentre avvicinandosi ai campioni i valori raggiungevano i 166 µRoentgen/ora.

I campioni in questione sono di metatorbernite, un fosfato idrato di rame e uranio: Cu(UO2)2(PO4)2x8(H2O). I campioni, visibili nella foto, sono costituiti da un ammasso di cristalli lamellari verdi, di dimensioni millimetriche e provengono dallo Zaire. La radioattività è legata all’uranio, elemento chimico presente in natura con tre isotopi, tutti radioattivi.

Dopo essersi consultati con l’ufficio Servizio Protezione e Prevenzione dell’Ateneo è stato deciso di conservare in modo sicuro questi preziosi ma pericolosi campioni.

Si è reso di conseguenza necessario acquistare una scatola in acciaio piombato, commensurata alle nostre esigenze, ordinandola a una piccola azienda italiana (Arpa srl) specializzata nella produzione di attrezzature per la protezione da radiazioni ionizzanti. Ci è stato fornito un contenitore adeguato, su nostro disegno. Tale contenitore, in acciaio rivestito internamente da uno strato di piombo di 2mm, garantisce infatti una totale schermatura dalle radiazioni emesse dagli elementi radioattivi contenuti nei minerali e in più rende agevole lo spostamento e la manipolazione in sicurezza del contenuto.

Una volta che il minerale radioattivo è stato immagazzinato nell’apposito contenitore, abbiamo verificato, sempre avvalendoci del contatore Geiger, che non ci fosse più fuoriuscita di radiazioni e che, pertanto, i locali che conservano questi reperti possono essere frequentati in sicurezza dal personale addetto.

 

Giovanna Giorgetti

Direttrice Museo di Scienze della Terra