Le isole laboratori dell’evoluzione e sfide per la conservazione

Vetrina del Museo di Storia Naturale di Londra (Foto G.S.), contenete lo scheletro di un esemplare di dodo (Raphus cucullatus Linnaeus, 1758). Questo uccello, incapace di volare, viveva sull’isola di Mauritius e si estinse nella seconda metà del XVII secolo, successivamente all’arrivo sull’isola di olandesi e portoghesi.

 

Il quinto intervento proposto al Darwin Day 2021 è stato presentato da Giampiero Sammuri, Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e Presidente della Federparchi.

Le isole sono delle aree chiave per capire alcuni aspetti dell’evoluzione e sono anche siti molto importanti per la conservazione. Infatti, la stessa teoria dell’evoluzione di Darwin ha avuto come cardine e come strumento di studio e di elaborazione, proprio le isole e le esperienze che ha fatto, come tutti sanno, alle isole Galapagos, dove fu molto importante la valutazione dei famosi fringuelli, battezzati poi, appunto, come i fringuelli di Darwin.

Le isole costituiscono situazioni molto particolari per i processi evolutivi, perché ospitano piccole popolazioni che le “colonizzano” provenendo da aree continentali. Nelle isole si realizzano risultati evolutivi particolari come il gigantismo e il nanismo, che riguardano numerosi gruppi di specie. Molto importante e significativa la teoria dell’equilibrio insulare di MacArthur e Wilson che è stata elaborata nel 1967 e che propone alcune soluzioni di come si realizzi il popolamento nelle isole.

Le isole sono ecosistemi spesso fragili, che ospitano, per le motivazioni sopra esposte, molti endemismi, costituendo perciò quasi una sfida per i progetti di conservazione, in cui è concreto il rischio di estinzione. L’estinzione delle specie nelle isole, comunque, è un fenomeno che anche in natura è abbastanza frequente, più comune che sui continenti, chiaramente in dipendenza dalle dimensioni delle isole e dalla loro distanza dal continente stesso. In molte situazioni però l’intervento dell’uomo ha molto accentuato la facilità e velocità di estinzione. Infatti, in contesti insulari, sono molto più numerose, in percentuale, le specie che si sono estinte in tempi recenti, rispetto a quanto accade in aree continentali. Sono molti gli esempi di specie estinte oppure in difficoltà per interventi umani all’interno delle isole, soprattutto a causa dell’immissione di specie aliene.

 

Il viaggio di Darwin

Il Beagle nello Stretto di Magellano in una stampa d’epoca
(Hulton Archive/Getty Images)

 

Il 27 dicembre del 1831 il brigantino Beagle della Royal Navy salpò da Plymouth, sulla costa sud-ovest dell’Inghilterra, per un viaggio che sarebbe durato quasi cinque anni. L’obiettivo della spedizione era rilevare i profili costieri del Sudamerica sia sul versante dell’Atlantico che del Pacifico, proseguendo poi verso l’Australia e l’Oceano Indiano e doppiando il Capo di Buona Speranza, per fare rotta nuovamente verso l’Inghilterra.

A bordo era presente l’allora giovane naturalista Charles Darwin, che nel 1839 raccontò il viaggio nel suo scritto The Voyage of the Beagle, pubblicato in Italia con il titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo.

La navigazione fu spesso interrotta per motivi tecnici o a causa delle avverse condizioni del mare, e nelle lunghe soste nei porti del Sudamerica Darwin trascorse molto tempo a terra effettuando studi su flora e fauna e ricerche geologiche.

Il Beagle approdò nel settembre 1835 nell’Arcipelago delle Galapagos. L’ambiente di queste isole era rimasto sostanzialmente intatto grazie alla loro enorme distanza dal continente, tanto da poterle considerare una sorta di laboratorio dove poter studiare i meccanismi che la natura utilizza per dare origine a nuove specie: una sorta di “vetrina dell’evoluzione”.

Qui per la prima volta Darwin venne in contatto con una fauna ricchissima: uccelli tropicali, iguane e leoni marini, delfini e tartarughe giganti. Identificò anche alcune specie di uccelli fino ad allora sconosciute in Europa. Catalogò centinaia di specie, osservandone caratteristiche e differenze, e raccogliendo tantissime informazioni e una quantità considerevole di campioni che avrebbero in seguito arricchito le collezioni del British Museum.

Tornato in patria Darwin continuò il lavoro di catalogazione del materiale che aveva raccolto durante il viaggio. Grazie ai consigli di Richard Owen, grande conoscitore dell’anatomia comparata, Darwin riuscì a identificare nei campioni e nei fossili recuperati isole la successione di specie simili, primi indizi per la sua teoria evolutiva.