#DarwinDay2021. Riconosceresti un Neandertaliano in metropolitana?

Pubblichiamo l’abstract dell’intervento di Francesca Romagnoli, tenuto nell’ambito del Darwin Day 2021, in videoconferenza e in diretta YouTube dal titolo: Riconosceresti un Neandertaliano in metropolitana?

Con i dati e le interpretazioni di oggi l’immagine dell’Uomo di Neanderhtal potrebbe essere questa, che sembrerebbe citare l’opera “Il pensatore” di August Rodin.
da SMETEK/SPL/COSMOS da https://lejournal.cnrs.fr/articles/neandertal-le-cousin-rehabilite

 

Recenti ricerche con approcci interdisciplinari hanno aperto nuove problematiche cambiando le nostre conoscenze su Homo neanderthalensis, a livello biologico, culturale, comportamentale.
Ne deriva un’immagine che archivia quella, divulgata dalla fine dell’Ottocento, di una specie robusta, con tratti ancora scimmieschi e con un’espressione un po’ stolida. L’Uomo di Naeanderthal, che condivide con noi un antenato comune, aveva un aspetto simile al nostro (Homo sapiens), più robusto, con i tratti del volto marcati. Molto rivalutata è la sua capacità cognitiva. Gli studi di antropologia molecolare, inoltre, hanno dimostrato che condividiamo con Neanderthal il 2-6% del nostro DNA.
In questa occasione, citando una famosa osservazione di W. Strauss and A.J.E. Cave del 1957, proponiamo una riflessione sulla vita quotidiana e sulla struttura sociale della specie neandertaliana. Esse appaiono strutturate e complesse, non dissimili da quelle dell’Uomo anatomicamente moderno, comprendenti non solo conoscenze tecniche utili per la sopravvivenza ma anche elementi simbolici, quali il rituale funerario, esperienze estetiche e grafiche e anche comportamenti di relazione empatica verso i propri simili.
Nella direzione di una vita sociale “moderna” vanno anche le informazioni acquisite nelle ricerche a Grotta del Cavallo (Nardò, Puglia), un sito archeologico di rilevanza non solo per la Preistoria italiana, le cui ricerche sono affidate dagli anni Ottanta del Novecento al gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali. Gli studi in fase di edizione con una monografia, rivelano una comunità umana con una sapienza ambientale approfondita, che utilizza le risorse disponibili (faune, materie prime litiche e organiche) per l’alimentazione e per la fabbricazione di strumenti. Lo spazio abitabile della grotta era organizzato anche con strutture di combustione e giacigli vegetali. La capacità cognitiva di questo gruppo umano si è espressa non solo nella realizzazione di manufatti con tecnologie complesse, ma anche in esperienze estetiche ed emozionali.

Il cammino dell’umanità non è una linea evolutiva unica della quale noi sapiens rappresentiamo la punta più avanzata, ma un insieme di percorsi storici diversi ognuno dei quali con una sua evoluzione interna. Lo stadio Neanderthal non va visto dunque in un’ottica qualitativa, cioè più o meno avanzato dello stadio sapiens, ma nella prospettiva di una diversità di specie.
Attraverso i vari stadi, le conoscenze, cioè il «sapere» materiale e immateriale, non appaiono solo uno statico evento biologico ma sono anche un patrimonio trasmissibile da specie a specie. In una visione darwinista la trasmissione delle conoscenze si basa sulla selezione dei comportamenti più efficaci e ogni sapere acquisito diviene permanente.

Francesca Romagnoli, Departamento de Prehistoria y Arqueología, Facultad de Filosofía y Letras, Universidad Autónoma de Madrid, a cura di Lucia Sarti e Nicoletta Volante (Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali – SIMUS, Università di Siena)