#DarwinDay2021. C’è “qualcosa di grandioso” anche in una pandemia. Darwin e Covid-19

Pubblichiamo l’abstract dell’intervento di Gilberto Corbellini, tenuto in videoconferenza nell’ambito del Darwin Day 2021, dal titolo: C’è “qualcosa di grandioso” anche in una pandemia. Darwin e Covid-19.

Le ultime righe dell’Origine delle Specie di Charles Darwin sono da sempre le più citate. Egli trovava “grandiosa” una “visione della vita” per cui le forme animali più complesse e per noi più belle, scaturiscono direttamente “dalla guerra di natura, dalla carestia e dalla morte”. Cioè dalla selezione naturale, che prevede, anche parassiti patogeni come costante delle pressioni sulle specie viventi.
La storia evolutiva della nostra specie, segnata da continui cambiamenti dal piano genetico a quello culturale, non è comprensibile se si ignorano i parassiti, inclusi quelli patogeni. Senza volerne sminuire la drammaticità, la pandemia in corso è anche un grandioso fenomeno darwiniano. Colpisce che la comunità scientifica, includendo medici ed esperti di sanità pubblica, affronti la sfida come se fossero in gioco solo cause prossime (un virus e un ecosistema umano senza delle rispettive storie naturali) che si pensa di neutralizzare usando schemi di ragionamento meccanicisti e deterministi. Non è chiaro cosa significhi, da un punto di vista evoluzionistico, la strategia “zero Covid”, o che i patogeni tendono naturalmente (cioè hanno come fine) di attenuare la virulenza, o che le varianti del virus emergono “per” eludere le risposte immunitarie e resistere ai vaccini.
La medicina ha sradicato dal pianeta solo il virus del vaiolo (e quello della peste bovina), ed è improbabile che questo virus se ne vada, mentre forse le pressioni selettive medico-sociali favoriranno prima o poi, ma non si sa quando, tratti che lo renderanno un ospite innocuo. È vero che il finalismo è uno dei bias più radicati nel nostro modo spontaneo di pensare, ma le narrazioni della pandemia da parte di colleghi medici anche eccellenti, se ignorano la natura darwiniana del fenomeno, diventano pseudoscientifiche.
L’incapacità degli epidemiologi e dei medici di capire le dimensioni evoluzionistiche di epidemie e pandemie era stata ripetutamente richiamata intorno al 1990 dal Nobel Joshua Lederberg, che definì la “storiografia delle malattie epidemiche” uno degli “ultimi rifugi del creazionismo”. Raccontare una storia delle malattie epidemiche alla luce del darwinismo aiuta a capire come sono cambiati i rapporti con i parassiti patogeni, quali strategie genetiche e comportamentali hanno acquisito diverse comunità umane per rispondere alle sfide e perché, in ultima istanza, persino le resistenze ai vaccini sono in parte la conseguenza di un mismatch tra schemi cognitivi ereditati nell’ambiente dell’adattamento evolutivo e mondo moderno.

Gilberto Corbellini

 

Gilberto Corbellini insegna storia della medicina e bioetica alla Sapienza Università di Roma ed è direttore del Museo di storia della medicina - Dipartimento di medicina molecolare. Scrive sull'inserto culturale Domenica de Il Sole 24 Ore e ha pubblicato diversi libri, tra cui: Perché gli scienziati non sono pericolosi (Longanesi, 2009), Scienza, quindi democrazia (Einaudi 2011), Scienza (Bollati Boringhieri 2013); Nel Paese della Pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà (Feltrinelli, 2019).